Oggi percorreremo solo un brevissimo tratto, quello che
seguendo Viale Carlo Felice ci porterà alla Basilica di Santa Croce in
Gerusalemme. Lo faremo per poterci permettere alcune brevi considerazioni
storiche personali.
La Basilica di Santa Croce in Gerusalemme non è certamente
una delle chiese artisticamente più importanti di Roma. E’ però estremamente
importante da un punto di vista storico.
E’ qui, infatti, che sono conservate quelle che, secondo la
leggenda e la credenza cristiana, sono le reliquie della croce di Gesù Cristo
portate a Roma da Elena Imperatrice, la madre dell’imperatore Costantino I il
Grande.
La basilica stessa sorge, peraltro, sopra l’antico Palazzo
Sessoriano, un palazzo imperiale che fu anche abitato dalla stessa Elena.
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Basilica di Santa Croce in Gerusalemme |
Le reliquie conservate sono una parte della “vera croce”, la
croce di uno dei ladroni, un sacro chiodo, parte della corona di spine e il “Titulus
crucis” ovvero una tavoletta di legno dove è incisa la scritta INRI –Iesus Nazarenus Rex Iudearum – ovvero la
motivazione della condanna a morte di Gesù.
Oltre a tali reliquie, nella cappella di Sant’Elena una
parte del pavimento era ricoperto da terriccio che la stessa imperatrice aveva
portato a Roma da Gerusalemme.
A fianco della basilica si trova l’Anfiteatro Castrense, già
parte del complesso del palazzo imperiale, dove nel 2004 è stato ricreato l’orto
botanico del monastero annesso alla basilica; particolarmente interessante è il
cancello, opera dell’artista greco Jannis Kounellis.
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Il cancello dell'orto botanico |
Come abbiamo già visto nella parte 4 di questo giro, tutta
la zona tra Piazza San Giovanni e Santa Croce in Gerusalemme è strettamente
legata, da un punto di vista storico, a Costantino I e a sua madre Elena.
E’ un fatto evidente a tutti che la civiltà romana abbia
impresso un marchio, ancora oggi ben presente, a tutta la storia per lo meno
dell’Europa Occidentale e del bacino del Mediterraneo. Basti pensare che il
titolo di Imperatore dei Romani
rimase in vigore, sia pure a livello puramente onorifico, fino al 1806.
La storia dell’antica Roma e del suo impero, sopravvissuto anche
quando Roma non ne faceva più parte, è lunghissima e complessa e molti ne sono
stati i grandi protagonisti. Ve ne sono alcuni, però, le cui azioni, almeno a
mio avviso, hanno lasciato una traccia i cui effetti sono ben visibili ancora
oggi. Naturalmente essi, all’epoca, non avevano la minima idea di tutto ciò.
La mia personalissima valutazione include cinque persone più
una non direttamente legata alla storia politico-militare di Roma ma che
comunque ha poi avuto su di essa enorme influenza.
I primi cinque sono:
- Giulio Cesare
- Augusto
- Claudio
- Caracalla
- Costantino I
Il sesto, un romano per cittadinanza, è Paolo di Tarso, cioè
San Paolo.
Giulio Cesare diede a Roma un impero realizzando un
coordinamento di risorse e scelte politiche che prima era stato solo accennato
negli ultimi anni della Repubblica da Mario, Silla e Pompeo ma che era invece
completamente mancato in precedenza.
Augusto consolidò e istituzionalizzò questo coordinamento,
realizzandolo in maniera ancora migliore così da potere imporre anche la pace,
dando così il via a due secoli in cui la cultura romana penetrò a fondo nelle
popolazioni dei territori dell’impero.
I nomi di Claudio e Caracalla possono sorprendere, stante
anche la grande differenza dei loro caratteri; uno, Claudio, timido e dedito
allo studio prima di diventare imperatore quasi per caso e contro la sua
volontà, l’altro, Caracalla, un sanguinario che non esitò ad uccidere il
proprio fratello, Geta, per accentrare tutto il potere su di sé. Curiosamente
erano nati entrambi a Lugdunum, l’odierna Lione.
Claudio fu il primo a fare entrare nel Senato uomini provenienti
dalla provincia, aprendo la strada all’integrazione dei popoli. Inoltre,
conquistando la Britannia, portò il seme della concezione imperiale al popolo
che più di ogni altro l’avrebbe fatta sua piantandola poi nelle sue colonie e
in particolare negli odierni Stati Uniti d’America che, nella loro azione di
politica estera, ricalcano larghi tratti della politica romana, in particolare
per ciò che concerne la diffusione della loro “way-of-life”.
Se la prima conseguenza del suo operato era certamente
voluta, la seconda è stata frutto del caso. Ma ciò non toglie che quanto da
fatto da Claudio continui ad esplicare le sue conseguenze anche oggi.
La stessa cosa si può dire di Caracalla che, con la Consitutio Antoniniana (editto di
Caracalla), estese la cittadinanza romana a tutti coloro che vivevano nel
territorio dell’impero. Ciò permise di cementare i popoli insieme e permise all’impero
di sopravvivere al periodo di anarchia militare seguito all’estinzione della
dinastia dei Severi avvenuta con la morte di Alessandro Severo nel 235 d.C..
Fu solo nel 284 d.C. che l’impero ritrovò stabilità con l’ascesa
al potere di Diocleziano la cui opera fu poi completata da Costantino.
Busto di Costantino I |
La figura di Costantino si lega idealmente con quella di Paolo di Tarso, pur se questi visse circa tre secoli prima.
Paolo, non a caso soprannominato l'Apostolo delle genti, fu colui che portò il cristianesimo fuori dal recinto delle comunità di origine ebraica o che comunque erano vissute a stretto contatto con l'ebraismo e diede il via alla diffusione del cristianesimo nell'impero. L'importanza di Paolo è anche legata al fatto di essere stato il primo teologo della religione cristiana, di cui dettò i fondamenti dottrinali definendo il valore salvifico della incarnazione, passione, morte e resurrezione del Cristo.
Costantino, quando raggiunse il potere, trovò un impero che l'azione di Diocleziano aveva sicuramente ristabilizzato, ma non poteva sicuramente dormire sonni tranquilli. D'altra parte lo stesso Diocleziano a un certo punto aveva preferito abdicare e ritirarsi nella sua Spalato piuttosto che correre il rischio di essere vittima di una congiura di palazzo.
Con l'Editto di Milano Costantino diede libertà di culto ai cristiani (non solo a loro, a dire la verità) a cui iniziò poi a dare sostegno aperto. Uno dei primi segni di questo sostegno, che seguì immediatamente l'editto, fu promuovere la costruzione di imponenti templi dedicati al culto cristiano. Il primo di questi templi fu la Basilica di San Giovanni in Laterano anzi, per usare la corretta dizione originaria, quella del Santissimo Salvatore, allacciandosi in pieno alla teologia paolina. San Pietro seguì subito dopo San Giovanni. Anche Santa Croce in Gerusalemme fu edificata in questo periodo, anche essa in un'area che era appartenuta all'imperatore.
Costantino non si limitò a proteggere i cristiani, guadagnandosi il loro entusiastico sostegno, ma intervenne attivamente per garantire l'unità della Chiesa, unità che era messa in dubbio da scismi ed eresie. Fu lui a farsi promotore del Concilio di Nicea, tenutosi nel 325 d.C., facilitando il viaggio dei vescovi che dovevano parteciparvi mettendo a disposizione il sistema imperiale dei trasporti.
E' inoltre da osservare che, in questo coadiuvato mirabilmente dalla madre Elena, Costantino privilegiò quella parte del cristianesimo più focalizzata sulla sofferenza, in questo, a mio avviso, in assoluta linea con il lascito di Paolo. Le reliquie che la madre riportò da Gerusalemme erano tutte collegate alla passione e morte di Gesù e non alla sua predicazione e ai miracoli raccontati nei Vangeli.
E' oggi difficile dire quali fossero le vere intenzioni di Costatino. Coloro che scrissero di lui ai suoi tempi si divisero in fieri oppositori delle sue azioni e in altrettanto strenui sostenitori. In altre parole manca totalmente una narrazione distaccata ed un'analisi lucida dei fatti. Probabilmente fu solo un fine calcolo politico che, dal suo punto di vista, funzionò benissimo.
Resta il fatto che dopo di lui l'unico imperatore non cristiano fu Giuliano l'Apostata, peraltro nato cristiano, e che dopo di lui il mondo cambiò. Il fattore "religione" era ormai entrato a pieno titolo nella lotta per il potere. E ancora oggi ne vediamo gli effetti.
Abbiamo finora percorso circa 4,5 km.
Abbiamo finora percorso circa 4,5 km.
Vincenzo
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