giovedì 27 novembre 2014

RACCONTI DI VIAGGIO - COME IMPIEGARE 4 ORE PER PERCORRERE UP PAIO DI CHILOMETRI E RISCHIARE DI DORMIRE SOTTO LE STELLE SU UNA SPIAGGIA DELLA FLORIDA

Questa storia risale a un ventina di anni fa, quando facevo un altro lavoro.

Insieme a due colleghi, Francesco e Fabio, ero andato a Houston per un meeting aziendale che durava dal lunedì al giovedì sera.
Io e Francesco avevamo poi degli appuntamenti per la settimana successiva presso la sede centrale dell'azienda nei pressi di Filadelfia. Poiché Fabio aveva invece il volo di ritorno in Italia con partenza da Miami il lunedì, avevamo deciso di passare il fine settimana in Florida anche in considerazione del fatto che per noi che dovevamo recarci a Filadelfia il biglietto aereo sarebbe costato lo stesso sia che volassimo direttamente che facendo tappa a Miami.
Poiché il volo da Houston a Miami sarebbe arrivato a destinazione alle 10 di sera, avevamo deciso di prenotare dall'Italia un albergo a Miami fornendo, ovviamente, la carta di credito a garanzia.
Alle 10 della sera di un giovedì autunnale atterrammo quindi a Miami. Nel frattempo avevamo deciso di non fermarci lì ma di noleggiare una macchina per andare a visitare le Everglades e poi le Keys, fermandoci poi per il resto del fine settimana a Key West.
Arrivati a Miami proposi di prendere un taxi per andare in albergo e di tornare poi la mattina dopo in aeroporto per noleggiare l'auto. Ma Fabio, quello che poi sarebbe ripartito il lunedì, disse che era meglio noleggiarla subito in modo da non perdere tempo l'indomani mattina.
Ci recammo quindi a un banco di autonoleggio per prendere l'auto. Già questa operazione portò via una buona mezz'ora perché l'impiegata aveva ovviamente delle difficoltà ad reperire i dati sulle nostre patenti italiane. Terminata faticosamente l'operazione ci informò che il posteggio delle auto non si trovava immediatamente fuori dall'aerostazione ma occorreva prendere un bus-navetta per raggiungerlo. Con noi avevamo una quantità di bagaglio sconsiderata, sia perché io e Francesco saremmo stati fuori due settimane sia perché, non essendo ancora l'epoca dei computer portatili, a Houston ci avevano riempito di abbondanti e pesantissimi manuali cartacei che illustravano le ultime novità aziendali.
A quel punto Fabio e Francesco mi diedero un'occhiata e mi dissero: "Tu rimani qui a guardia del bagaglio che noi andiamo a prendere la macchina e torniamo a riprenderti". E così fu fatto.
Passò mezz'ora, passò un'ora, passò un'ora e mezza, ma dei due neanche l'ombra. e nel frattempo, tra l'altro sentivo l'impellente bisogno di recarmi ad una toilette.
Finalmente, dopo quasi due ore, i due fecero ritorno. Dopo essere corso alla toilette, ritornato mi feci spiegare cosa era successo; molto semplicemente si erano persi ed erano andati a finire a Miami Beach e poi non erano stati capaci di ritrovare subito la via per tornare all'aeroporto.
A quel punto, per evitare di perderci di nuovo, decidemmo di chiedere indicazioni a qualcheduno su come raggiungere l'albergo. L'unica persona rimasta disponibile, era ormai passata la mezzanotte, era l'impiegata che ci aveva noleggiato l'auto, alla quale mostrammo il voucher di prenotazione dell'albergo.
Dopo averci fissato, emise la sua sentenza, sentenza quasi di morte ma ancora non lo sospettavamo.
"La vedete quella porta laggiù? Oltrepassatela, prendete l'ascensore fino al terzo piano e vi trovate alla reception dell'albergo. E' l'albergo dell'aeroporto.".
Ci guardammo l'un l'altro piuttosto basiti; io avrei voluto strozzare Fabio e la sua idea di noleggiare subito l'auto.
Se le cose stavano così occorreva andare a posteggiare l'auto, che era stata lasciata ferma davanti all'ingresso del'aerostazione in un'area per soste brevi, massimo quindici minuti, da cui sarebbe stata sicuramente rimossa da un solertissimo e severissimo poliziotto allo scoccare del quindicesimo minuto.
Ma, a quel punto, non avevo alcuna voglia di stare di nuovo ad attendere i due che magari si sarebbero nuovamente persi e anche loro avevano lo stesso pensiero.
Trainati faticosamente i bagagli in auto, lasciata l'auto in un parcheggio naturalmente molto lontano dall'aerostazione e trainatili di nuovo con fatica all'interno dell'aerostazione, all'una di notte finalmente ci presentammo alla reception dell'albergo per fare il check-in, accolti da una loquace signora di origine cubana convinta che, siccome eravamo italiani, l'avremmo compresa meglio se avesse parlato in spagnolo. Peccato che lo spagnolo che si parla a Cuba somigli al castigliano madrileno tanto quanto il dialetto napoletano (o veneto, fate voi) somigli all'italiano, cioè praticamente per niente. E i nostri tentativi di chiederle di parlare in inglese si infrangevano dopo due parole "Oh, yes".
In ogni caso la mazzata stava per arrivare. E poi avevamo anche lo stomaco vuoto, salvo che per un croissant che avevo rimediato al volo in un chioschetto.
"Non è questo l'albergo che avete prenotato."!!!!!!!
"Come non è questo? Ci hanno indirizzati qui!"
"Si sono sbagliati. Il nome è diverso, ma è pure diverso l'indirizzo."
"Vabbè, ce l'ha tre stanze singole?"
"No, ma ho una tripla."
"Va bene lo stesso, a quest'ora basta che andiamo a dormire. Però..."
"Pero cosa?"
"Non è che quell'altro albergo ci addebiterà sulla carta di credito il costo della notte? Può cortesemente telefonargli e chiedere?"
"Certamente, lo faccio subito."
L'ho fatta semplice ma questa conversazione, svoltasi in un misto di spagnolo-cubano e inglese richiese 20 minuti buoni. E la tipa a quel punto si lanciò in una fitta conversazione in spagnolo-cubano con chi era di turno nell'altro albergo.
"Vi addebiteranno l'intero costo", fu la sentenza.
"Bene, allora andiamo lì."
Ripresi i bagagli, trascinati faticosamente di nuovo in macchina, in 5 minuti dicasi 5 siamo arrivati all'albergo che avevamo prenotato (problematico, vero, tornare il giorno dopo all'aeroporto per noleggiare l'auto?).
"Buonasera signori, in cosa posso esservi utile?", naturalmente in spagnolo-cubano
"Abbiamo una prenotazione per tre singole."
Controllo del voucher, controllo al terminale, "Mi dispiace, questa prenotazione è stata cancellata pochi minuti fa e le stanze sono state vendute."
"Chi mai ha cancellato la prenotazione?"
"Ha telefonato una signora poco fa."
Ormai, dopo essere arrivati a leggere fino a qua, sapete bene chi aveva telefonato e perché, ma lei no, non lo sapeva.
E, tirato fuori il mio sguardo da serial killer in trasferta, quello che insomma fa intendere che in valigia ha tutto l'armamentario per sottoporre la malcapitata alle sofferenze più atroci prima che la morte le sembri il minore dei mali, replicai prontamente
"Vede per caso una signora tra di noi (sottinteso: se c'era l'ho appena squartata e data in pasto agli alligatori)? Noi vogliamo le stanze che abbiamo prenotato"
E lei, a quel punto priva di difesa, "Va bene, vi darò tre stanze superior al prezzo della standard!"
E finalmente alle due di notte andammo a dormire. Eravamo atterrati a Miami alle dieci di sera!

Epilogo

Come ho scritto avevamo una montagna di bagaglio e l'auto che avevamo noleggiato non era particolarmente grande. In pratica chi era seduto sul sedile posteriore si doveva tenere una valigia sulle ginocchia. Per cui, la mattina dopo, Fabio, sì proprio colui che aveva detto che non voleva perdere tempo per tornare all'aeroporto, propose di andare a lasciare al deposito bagagli le valige superflue.
Purtroppo non aveva il "physique du role" da vittima di un serial killer perché, giuro, che a lui l'avrei veramente dato in pasti agli alligatori dopo averlo ridotto in pezzettini minuti!

Morale della storia

Non prendersela mai troppo con i clienti un po' "svaniti", perdersi capita a tutti soprattutto in luoghi che non si conoscono e quando si è stanchi dopo un viaggio lungo. E non essere mai troppo burocratici, cercare sempre una soluzione ai problemi.

Vincenzo
www.stjohnvilla.it . Roma


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